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I TAPPINI,

o tollini o scatolini/e, i tappi a corona insomma, necessitano di una nota a parte. Per me sono stati il giocattolo-guida. Con gli amici, lì raccoglievamo un po’ dappertutto, nei bar, nei ristoranti e nei magazzini di smistamento delle bibite e, ancora oggi, ho una collezione di circa 1.800 tappini uno diverso dall’altro. Avevo pochissimi giocattoli veri e i tappini diventavano Nordisti (la gassosa De Antoni), Sudisti (la Coca Cola), Giubbe Rosse (la gassosa La Castruccio) e Indiani e Cow-boy (tutti gli altri) che spostavo numerosissimi sul pavimento di casa imitando o reinventando le storie dei film western che vedevo al cinema sotto casa. Diventavano ciclisti con cui fare gare con gli amici nelle piste disegnate col gesso sui marciapiedi o Giri e Tour da solo, in casa, con percorsi che arrivavano anche sul letto (e oh! le montagne!). Bastava rovesciarli e mettere dentro un tondino ricavato dalle figurine o fatto ex novo sulla carta con tanto di colori delle squadre, nomi e numeri. Ma, soprattutto, i tappini sono diventati squadre di calcio. Il Subbuteo, da noi, era ancora da venire e mio padre mi aveva insegnato un gioco del calcio coi bottoni. Le squadre erano pochissime: neri, marroni, grigi e (forse, non ricordo) bianchi. Coi tappini, invece, avevo aranciate, gassose, birre, acque, coca cola, chinotti, etc. Quasi subito, però, è avvenuto l’incontro fra Pongo e tappini e, sul dorso, ho pensato bene di applicare la maglia “vera” di tutte le squadre che volevo. Altro che birre e bibite! Poi sono nate anche squadre di atletica, pallacanestro, pallanuoto, tennis e pugilato. Le regole, ovviamente inventate da me, non le ricordo ma, coi tappi al Pongo, ho giocato a tutti questi sport.

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